L’arcipelago Panamense delle San Blas si compone di ben 378 tra isole e atolli, di cui solo una cinquantina abitate. Diciamoci la verità, la gran parte di noi ha scoperto queste isole remote guardando la pluripremiata serie Netflix La Casa di Carta, nella puntata in cui viene svelato dove vivono alcuni membri della banda, lontano da chi li cerca per arrestarli!


Ebbene sì, quell’isolotto sperduto che può ospitare al massimo 30 anime circondato solo da palme e acque cristalline esiste davvero. E ci potete soggiornare. Quando abbiamo scelto Panama come destinazione del nostro viaggio, non potevamo omettere una tappa qui e ci siamo subito messi alla ricerca. Le formule di cui avvalersi per visitare le isole San Blas sono diverse e cercheremo di spiegarvi quali sono. Premettiamo che sulle isole abitate dai Kuna Yala non c’è altro a parte capanne, palme e chioschi. Non ci sono ATM, negozi nè minimarket. I pagamenti per le consumazioni e piccole spese varie vanno fatti esclusivamente in contanti.
Le escursioni per le isole San Blas partono numerose ogni giorno dai vari porticcioli raggiungibili con circa 3 ore e mezza di auto da Panama City. Le agenzie organizzano escursioni in giornata, con visita di una o più isole; escursioni di uno o più giorni, comprensive di pernottamento e infine escursioni a bordo di catamarani, comprensive anch’esse di pernottamento.


La prima opzione è quella più adatta a famiglie o turisti con scarso spirito di adattamento: una giornata intensa, divisa visitando uno o più atolli e fermandosi al massimo un paio d’ore su ciascuna. I prezzi per questa tipologia di uscita in barca sono allineati a tante altre località, (intorno ai 100 dollari), prevedono una sveglia all’alba e tanti spostamenti, ma soddisfano la curiosità di chi vuole conoscere questo paradiso ancora parzialmente incontaminato, garantendosi il rientro in città e civiltà la sera stessa. Capirete in seguito il perchè di questa affermazione.
L’ultima opzione, quella del catamarano è adatta a chi non soffre il mal di mare, ma soprattutto a chi ha un budget molto elevato per questo tipo di esperienza, trattandosi di fatto della soluzione più costosa. Il vantaggio di poter avere un’imbarcazione a disposizione con qualche comfort in più rispetto alle capanne sugli atolli e la possibilità di muoversi tra un’isola e l’altra continuamente, sono di fatto punti di forza. Certo è che la “vera” esperienza di soggiornare sull’isola e averla “tutta per sè” quando barcaioli ed escursionisti risalgono a bordo, supera a nostro avviso di gran lunga ogni altra combinazione.
Veniamo alla soluzione di mezzo, quella per cui abbiamo optato noi, scegliendo di trascorrere una notte su un’isola e dedicando le due giornate a ridosso alla visita di alcuni atolli. L’esperienza è stata ben diversa da quanto potessimo prevedere, sia dal punto di vista del contatto con i Kuna Yala, la popolazione indigena, che di fatto si limita a gestire le poche strutture e curare l’isola, senza offrire una vera e propria esperienza di scambio culturale ai turisti; ma anche dal punto di vista delle sistemazioni offerte. Va bene la capanna in legno “spartana” e senza fronzoli, ma qui il limite tra semplicità e fatiscenza era davvero risicato!


Le capanne offerte per il soggiorno sono strutture in legno senza finestre nè coperture di lato, solo un tetto che ripara (neanche tanto bene) dalla pioggia (ahinoi, frequente! siamo all’equatore…), con materassi umidi e senza serrature se non piccoli lucchetti a chiavistello.


Alcune capanne hanno un bagno privato interno, ai limiti del praticabile, e un doccino da cui esce solo acqua piovana (fredda) e di recupero, non essendoci una rete idrica; le luci sono due lumini tenuti in vita da un unico generatore. Potremmo indicare altre mancanze e difetti, ma nonostante il lungo elenco, rimanere gli unici inquilini di una striscia di sabbia dalle 5 del pomeriggio in avanti non ha davvero prezzo! Così come svegliarsi davanti al mare, senza alcun rumore oltre al vento e alle onde. Nella giornata di arrivo e di ripartenza dall’isolotto scelto sono previste alcune ore in cui si visitano lingue di sabbia, atolli minori e momenti dedicati allo snorkeling, prima di rientrare al porto da cui si era partiti il giorno prima. Tra le isole proposte noi abbiamo optato per Isla Diablo, ma visitando l’indomani anche Chichime abbiamo constatato che le condizioni degli alloggi erano esattamente le stesse. L’isola inquadrata più volte nella serie tv La Casa di Carta è Isla Pelicano, davvero la fotocopia di tante altre, con un’unica pecca: il sovraffollamento! Non vale la pena concentrarsi lì, con tante isole analoghe a disposizione.

Durante la permanenza sono inclusi tutti i pasti, generalmente a base di prodotti locali e sempre uguali a pranzo e cena. I piatti unici sono pesce fresco con riso e verdure, oppure pollo con patate. A colazione pane e uova, tutto molto semplice. Al mattino e alla sera si possono osservare i locals che svolgono i loro lavori quotidiani, per il mantenimento delle isole e delle sistemazioni; chi si dedica alle cucine e chi esce a pescare.
La cifra richiesta è tutt’altro che rapportata alle condizioni delle strutture, aspetto che secondo noi andrebbe migliorato. Detto ciò, più o meno tutte le compagnie offrono le stesse tariffe, quindi per la scelta vale la pena affidarsi alle recensioni dal web e ai vari punti di interesse che si desidera visitare.

La compagnia alla quale ci siamo affidati per la prenotazione di questa escursione è Trips Panama, basandoci su una ricerca fatta in rete e qualche recensione. Parte della cifra viene pagata con carta al momento della prenotazione come caparra, mentre saldo ed extra come bevande eccetera, si pagano esclusivamente con contanti (dollari americani). Le imbarcazioni utilizzate sono semplici, ma dotate di salvagenti e ci sentiamo di dire affidate a persone molto competenti: se il mare o il tempo non lo consentono, le scelte dei capitani sono sempre molto responsabili e lo abbiamo sperimentato in prima persona!
Per quanto riguarda i vari commenti che si trovano in rete sulle condizioni delle isole possiamo dire che la situazione a livello ambientale non è così male: su tutte le isole da noi visitate non abbiamo trovato plastica e immondizia in generale, cosa che invece ci è capitato di toccare con mano in altre esperienze di questo tipo in altre zone del mondo.


Cosa portare: imperativo un bagaglio leggero, con lo stretto necessario. Le barche sono piccole e scordatevi di portarvi appresso valigie pesanti e ingombranti. Lasciateli a Panama City, dove la maggior parte degli hotel offre il deposito gratuito. Uno zaino impermeabile è perfetto per la trasferta; una maschera e un boccaglio per lo snorkeling sono imprescindibili; crema solare e un giubbottino antivento/antipioggia anche! Mettete in borsa soltanto delle ciabatte o al più delle scarpine da mare, per i fondali più difficili. Non vi occorreranno scarpe, che bellezza! Un telo mare, meglio se di quelli in microfibra ad asciugatura rapida è consigliatissimo. Non dimenticate del sapone, poiché le camere ne sono sprovviste e un mini kit di farmaci o primo soccorso, per qualche taglietto da corallo ad esempio. Delle barrette o degli snack per le escursioni fanno sempre comodo. Un powerbank per ricaricare il telefono è necessario, anche se lo utilizzerete soltanto per fare foto praticamente, perché sulle isole non c’è wi-fi, né segnale. Ultima cosa: una piccola torcia, magari di quelle da runner, può essere molto utile.
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