I loro occhi teneri e profondi raccontano la storia della loro vita, segnata da periodi di sacrifici, sfruttamento, adattamento a spazi angusti e catene improvvisate. A stento si riesce a credere che a fronte della loro stazza imponente ci sia stato qualcuno capace di approfittarsene.

In Thailandia oggi si contano circa tremila esemplari di elefante asiatico, una specie purtroppo considerata in via d’estinzione. Frequentando i luoghi più battuti dai turisti si assiste ad una carrellata di quello che non si dovrebbe fare con gli animali, ammassati in piccoli recinti, incatenati e ricoperti di drappi dorati, panchette in legno sistemate sul loro dorso in attesa della prossima famiglia da portare a spasso. Scopriamo però che questo paese da diversi anni si è attivato per promuovere un approccio etico all’animale simbolo nazionale e ci interessiamo per scoprire di che si tratta.

Veri e propri centri di recupero, case di riposo per elefanti sfruttati, che si propongono di curare i più fragili, assistere i più anziani e accogliere i più giovani sfuggiti al circo, fino a gestire veri e propri cimiteri di pachidermi.  

Le fondazioni e i centri di questo tipo sono sparsi nella parte settentrionale della Thailandia, specialmente nella regione del Chiang Mai e tramite donazioni o biglietti di ingresso alle riserve è possibile sostenere l’attività da loro intrapresa. 

Per prima cosa leggendo qua e là sulle varie guide, ci siamo accertati che questi centri non fossero luoghi di sfruttamento o simil-zoo camuffati da enti benefici: specifichiamo questo perchè non di rado locandine e pubblicità propongono pacchetti dello stesso tipo, promuovendo la passeggiata a dorso di elefante o simili. Finiamo sul sito di THE CHANG CENTRE CARE CHIANG MAI, un’associazione già presente sul territorio: è quello che fa per noi e, vista l’esperienza indimenticabile, non possiamo fare altro che lasciare tutti i riferimenti del caso.

The Chang propone pacchetti di mezza giornata, giornata intera o addirittura un piano di più mesi a stretto contatto con gli elefanti, in cui ogni partecipante, a fronte di una donazione, diventa per quel periodo di tempo un vero e proprio mahout. La donazione base per trascorrere mezza giornata in riserva è di 2.000 bath a persona, l’equivalente di 50 euro circa e la giornata si svolge più o meno così:

 

  • ci si può recare al cancello principale della riserva in autonomia, o con un bus navetta organizzato gratuitamente dal camp, che preleva gli ospiti al proprio hotel all’orario stabilito;
  • si entra nella riserva in piccoli gruppi, (dettaglio non di poco conto rispetto alle visite di massa a cui si può assistere altrove) e la guida spiega rapidamente in cosa consiste il nostro aiuto pratico della giornata. Vengono illustrati il passato e la storia di ognuno degli elefanti presenti, così come le loro necessità e le loro abitudini. Alcuni si sono già avvicinati all’ampio recinto, curiosi di conoscerci. Altri invece non si vedranno per tutta la giornata, perchè liberi di muoversi in un’area di circa 12 acri; in totale gli ospiti del centro sono 15. 
  • dopo un saluto veloce ai più anziani, che sono anche i più sedentari, ci si reca negli spogliatoi, per indossare i panni degli addetti ai lavori.
  • l’incontro con il dottore della riserva è uno dei momenti più seri della giornata: ci illustra come preparare la dose giornaliera di “medicine” per gli elefanti più delicati. I problemi di pelle e di stomaco sono i più diffusi per gli elefanti con un passato da circo alle spalle, causati da mancata idratazione e alimentazione povera e squilibrata, a fronte di ritmi di lavoro serrati. Sesamo, tamarindo, zenzero e erbe officinali sono alla base delle “polpette/pastiglie” che prepariamo con cura e che poco dopo somministriamo ai “vecchietti” di turno. La proboscide aspira letteralmente dalle nostre mani i preziosi pacchetti di erbe che abbiamo preparato poco prima.
  • il secondo momento di responsabilità per il visitatore è quello della preparazione del cibo, di origine vegetale e mixato con vitamine per alcuni esemplari. Assistere al pasto e capire se quello che abbiamo preparato è di loro gradimento da’ davvero grande soddisfazione!
  • Nella seconda parte della visita è prevista una mini lezione di anatomia degli elefanti, che aiuta a comprenderne le caratteristiche morfologiche e lo stato di salute, oltre che a dare un’età precisa all’esemplare che abbiamo davanti. Poco distante da dove ci troviamo c’è il cimitero della riserva.
  • Il momento del dessert e quello del bagno nel fango sono certamente i più divertenti della giornata: il primo consiste nel viziare i più golosi con caschi di banane, che vengono ingurgitati interi e letteralmente rubati dalle nostre mani. Nel secondo assistiamo al bagno nel fango di alcuni elefanti, non tutti ovviamente, perchè nulla di ciò che accade durante la visita è forzato. Chi sente beneficio vicino all’acqua può essere “innaffiato”, chi si vuole rotolare nel fango, può farlo; chi invece preferisce il laghetto ci sguazza a piacere. Questa è una delle cose che abbiamo apprezzato di più: nel nostro caso dei 15 elefanti presenti, soltanto 7 o 8 hanno partecipato a queste attività e chi non ne aveva voglia, è stato lasciato in pace. Stesso discorso per gli esemplari più docili e abituati alla presenza delle persone, lasciati liberi di avvicinarsi ed essere coccolati dagli ospiti. Ci piace pensare che gli elefanti che non abbiamo conosciuto un quest’occasione fossero impegnati in altro, liberi di scorrazzare o riposarsi nella riserva senza costrizioni: lo spirito di queste iniziative, che vediamo sempre con occhio critico, dovrebbe essere proprio questo.

Questa non è l’unica formula offerta dalla riserva: recandovi sul sito https://maesaelephantcamp.com/ potete visionare tutte la modalità di donazione: adottare un elefante a distanza, partecipare alle giornate come noi, oppure candidarvi come volontari per alcuni mesi, diventando responsabili e prendendovi cura come mahout di uno di loro dalla mattina alla sera. 

Ci è sembrato un buon modo per incontrare questi giganti buoni, un’esperienza che porteremo sempre nel cuore e che, se siete in viaggio in Thailandia, non possiamo che consigliarvi. 

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